Sai di avere fatto tutto ciò che poteva essere fatto, smontato e controllato anche il filetto di ogni singolo dado che poteva essersi allentato, rimontato tutto con perizia estrema, eppure la sveglia h4:00 ha un nonsochè di amaro, sarà la poca voglia di uscire dal sacco a pelo dopo sole 3.36h di sonno o la preoccupazione che Vespa Rossa potrebbe fare i capricci (eppure ne ha avute di coccole!), sta di fatto che un po’ di preoccupazione c’è. Seduto ancora in tenda con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche minuto, l’inconscio vorrebbe rimandare, ma bisogna affrontare la realtà, qualcuno direbbe in gergo ” c’è tènscion…” (c’è tensione. Ndr.) anche se non lo si da a vedere. Facciamo i bagagli e ci muoviamo verso le vespe, parcheggiate all’ingresso del campeggio, in religioso silenzio e con lo sguardo basso, la camminata ritmata dal richiamo delle civette dalla pineta adiacente. Per fortuna questa volta niente branco di cani selvatici ad aspettarci al varco, ma lo sguardo è attento e le orecchie rivolte verso la boscaglia pronte a cogliere ogni fruscio o movimento sospetto.
Mentre carichiamo i bagagli ecco spuntare lo chef da quella che probabilmente è la sua camera da letto dietro alla Reception. E’ probabile che i nostri movimenti lo abbiamo svegliato e sia venuto a controllare, ci dice qualcosa in greco che non capiamo, probabilmente vuol sapere se vogliamo un Giros Pita da asporto ma noi salutiamo gentilmente e spingiamo fuori le vespe attraverso la ripida salita e lo stretto cancelletto.
Siamo abbastanza in orario sulla tabella di marcia, non fa eccessivamente freddo e la tappa non dovrebbe essere massacrante da previsioni quindi, pronti via, il piede carica e poi spinge deciso sulla pedivella con un unico intenso movimento della gamba. Se non si è mai provato, bisogna farlo qualche volta prima che diventi un gesto naturale ed il contraccolpo non scaraventi a terra o lussi la caviglia, ma noi in fondo non siamo alle prime armi e carichiamo con forza: poi giù di colpo il piede destro. Pam pam pam pam, il motore vespa è ben progettato ed in genere è affidabile, parte a colpi decisi, ritmati, perfetti, di solito sembrano colpi di fucile sparati a salve durante una parata, questa volta però sono cupi, salutano schierati la giovinezza di un motore che “non ne ha più”.
Ne basta una. Una sola, prima spedivellata, a confermare il sospetto che nessuno voleva si avverasse, che facevamo finta di non aver colto. Al primo accenno di gas la rossa sbraita a gran voce e gli scoppi anomali del motore echeggiano nella valle, il campeggio è ancora silente, occorre andar via in fretta prima che chiamino la polizia e poi forse non vogliamo credere fino in fondo a quel che stiamo sentendo, potrebbe essere un momento in fondo. Ad ogni modo non abbiamo scelta, quello che poteva essere fatto è già stato fatto ed ora non resta che buttarsi lungo la strada a dita incrociate puntando tutto sulla sensibilità del polso destro, sulla gestione del cambio marcia e del regime più adatto.
Si risale lungo il pendio montuoso che si affaccia sulla costa, le pendenze sono toste e vespa rossa arranca, costretta a ingranare spesso la prima marcia per far fronte alle salite più impegnative; il rumore peggiora, il motore perde potenza, dopo qualche chilometro si spegne, non c’è verso di farlo ripartire: non c’è compressione ! Ha funzionato soltanto pochi minuti per poi abbandonarci definitivamente, se dovessimo definire sul vocabolario la parola sconforto, lo faremmo descrivendo questi esatti momenti. Sono le h5.00 am, è ancora buio, la disperazione sta per prendere il sopravvento. Ci fermiamo sotto la flebile luce dell’unico lampione nell’arco di qualche centinaio di metri, si fa fatica a vedere ad un paio di metri ma è già chiaro ad entrambi quel che sta per accadere.
Ancora una volta prendiamo in mano la situazione, respiro profondo e niente panico, facciamo parlare la ragione e tiriamo fuori qualche idea, ci si confronta e poi si fa ciò che per inclinazione naturale viene bene ad entrambi. Giù gli attrezzi: è il momento di smontare…ancora.
Per i più avvezzi all’argomento: Ieri abbiamo ” posticipato l’anticipo “, ritenendo che un anticipo troppo spinto potesse esser la causa degli scoppiettii, assodato che la modifica non ha portato a chissà quali benefici, non possiamo che concludere che sia l’accoppiamento testa-cilindro a non avere la tenuta necessaria.
In parole più semplici: ieri abbiamo provato una modifica che a questo punto capiamo non essere servita, pertanto non resta che dedurre che sia il motore il vero problema.
La soluzione non c’è o meglio, ci sarebbe da cambiare motore (testa, cilindro, pistone) per risolvere, quindi decidiamo semplicemente di stringere tutti i dadi che tengono insieme il blocco, nella speranza che questo possa servire a contenere la forza degli scoppi e quindi non faccia perdere potenza al motore.
Estratti gli attrezzi e smontata la copertura plastica che racchiude il cilindro l’intervento è anche banale di per sé ma tutta l’operazione ci costa circa 45 minuti.
Spargiamo tutto sull’asfalto e iniziamo senza perderci d’animo, alla fine delle operazioni giro di test su e giù per i tornanti: L’esito è buono, certamente migliore di ogni più rosea previsione: la vespa riparte, gli scoppiettii anomali sono quasi cessati, il motore spinge di nuovo e sembra rinato, la vera incognita adesso è sapere quanto durerà tutto ciò.
Non c’è tempo per pensare, ricarichiamo i bagagli e cerchiamo di sfruttare quanto è rimasto della “fascia oraria fresca” tipica del mattino presto, se prima eravamo in orario adesso siamo in ritardo ed il sole, che non aspetta, sta cominciando timidissimo a farsi annunciare da un’alba rosea che spunta titubante direttamente dal mare.
Si procede senza esagerare con l’acceleratore ma anche senza soste per macinare più chilometri possibili. I bei paesaggi ci fanno dimenticare le fatiche dell’alba e procediamo a digiuno per 130km attraverso montagne e colline fino alla campagna, dove finalmente ci fermiamo per addentare qualcosa nei pressi di Neòn Monastìrion. Qui il tempo sembra essersi fermato da qualche decennio, anche le poche case che ci sono lungo la strada principale fanno trasparire la loro veneranda età. Il bar in cui ci fermiamo si distingue a malapena dal resto degli edifici, principalmente per il numero di pensionati appollaiati sulla ballatoio intenti a osservare le poche macchine di passaggio. E’ chiaro dai loro sguardi che da tempo dei turisti non si sedevano tra di loro.
Un personaggio locale, che spicca su tutti per l’età decisamente sotto la media, l’occhiale da sole in stile gangster, e la vistosa croce d’argento sul petto, ci invita a sederci. Obbediamo. Rispondiamo titubanti a qualche domanda di curiosità, poi rotto il ghiaccio ci intratteniamo piacevolmente per un po’, mentre facciamo colazione a base di caffè amaro e pasta sfoglia ripiena di formaggio di capra probabilmente munta direttamente nel retro bottega.
Ripartiamo per il rush finale: due valichi ci aspettano e il caldo è ormai alle porte, si procede a 80km/h di crociera, che in salita scendono a 60 e terza marcia. Finalmente rivediamo il mare nei pressi di Delphi! Ci dirigiamo a colpo sicuro sul Campeggio Delphi (www.delphicamping.com), che rimane un po’ nell’entroterra, ma la scelta ne varrà la pena. Clima ventilato, vista sul golfo stupenda, piscina e soprattutto una grandissima cordialità del proprietario che parla persino italiano: il miglior campeggio Greco fin’ora !
In preparazione a quella che si preannuncia una succulenta cena, decidiamo di pranzare leggeri e un gelato fresco è proprio quello che ci vuole ! Al grido di ” Crepi l’avarizia ! “ scegliamo il cornetto più grande che ci sia: Magnum OVER e siamo al Top.
– Stay Tuned –
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