Partire è una parola che ancora oggi suona al condizionale, più che all’infinito. Un viaggio indefinito fino all’ultimo giorno, senza orari certi ne un programma chiaro, solo qualche punto fermo nella nebbia generale: Berlingo, Ancona, traghetto.
Queste sono state fin dall’inizio le uniche tre certezze (a volte per altro messe anche in discussione) di questo viaggio. Abbiamo deciso infatti di non partire nella via di casa a cavallo delle nostre amate vespe come siamo soliti fare, bensì di guadagnare qualchecentinaio di chilometri in macchina e poter così allargare l’orizzonte delle nostra meta fino alla lontana Grecia. Berlingo: ecco il nostro mezzo di trasporto, capace di portare al suo interno ben due vespe! L’ampio vano di carico, dopo essere stato privato della fila di sedili posteriori, è stato sapientemente allestito con un sistema di ancoraggio costituito da una tavola in legno munita di vari anelli ti tenuta, mediante i quali è stato possibile ancorare le vespe, in modo sufficientemente stabile da permetterci di mantenere una velocità di crociera autostradale superiore ai 180km/h in 8a marcia.
E’ con questo ritmo che bruciamo i circa 450km che ci separano dal porto di Ancona. Ma facciamo un passo indietro…perché correre tanto? torniamo al concetto di partenza al condizionale, indefinita e fumosa. il ritrovo previsto per le 8.00 si concretizza agilmente in 9.00/9.15, ma non certo per pigrizia…entrambi infatti siamo operativi da ormai più di un ora, ognuno con i sui task, ognuno con la sua ToDo list personale sempre troppo lunga per essere smaltita in tempo utile. E così tra chi deve saldare una resistenza da 100ohm e chi deve trapanare un pannello da avvitare alla tappezzeria dell’auto, ci si ritrova che son le 9.00 passate.
Tra crampi e spasmi muscolari, carichiamo le vespe nel ricavato vano di carico e ancoriamo i mezzi con una fitta trama di cavi e corde, tale che un ragno non avrebbe saputo fare di meglio. Precisione millimetrica è necessaria per arrangiare le vespe alla giusta distanza (millimetrica appunto) dal portellone posteriore e dal sedile anteriore, con la continua e netta sensazione che la coperta è sempre corta da una delle due parti. E così chiudiamo il portellone al grido di “targhe piegateeee” !! e partiamo in salita sulla rampa dei box ululando a occhi chiusi come due scandinavi al momento del tuffo invernale in una pozza ghiacciata…beh targhe piegate o no l’accrocchio sembra avere retto!
Appunto ad uso interno per le prossime volte: non usare taniche benzina rotte ed imbustarle adeguatamente per evitare di viaggiare coi miasmi del raffinato che invade l’abitacolo. Abbiamo dovuto viaggiare coi finestrini (deflettori) posteriori perennemente aperti per 5 ore. L’odore non si è sentito e l’abitacolo è salvo ma adesso abbiamo mezzo timpano buono in due e un mal di testa da rumore che avremmo preferito evitare.
Il ritardo clamoroso sulla tabella di marcia ci costringe a contare i minuti in autostrada in una corsa contro google maps. Ottimizziamo i tempi individuando precedentemente sulla cartina il luogo adatto per effettuare lo sbarco dello vespe. Arrivati al casello autostradale sappiamo già dove andare e sfrecciamo come una stella cometa sotto la porta del Telepass, con tanto di scia incandescente che scioglie casello, asfalto e macchine adiacenti, guadagnando così ulteriori secondi preziosi. Lasciamo il Berlingone in un area sosta camper a pochi chilometri del porto di Ancona e prepariamo le vespe. Nello scaricare, gli dei dell’olimpo sono già tra noi, richiamati a gran voce, quando il polpastrello rimane l’unico cuscinetto ad ammortizzare lo scatto violento del cavalletto sotto la pedana… ed è subito black finger!
In 10 minuti le vespe sono pronte, il Berlingo acquattato nella boscaglia, mancano solo 5km dalla meta, dobbiamo prelevare, far la spesa ed i biglietti con 55min rimanenti … Alla fine solo il ritardo della nave potrà salvarci: partiamo ben 3 ore e mezza dopo l’orario previsto e così abbiamo il tempo di allontanarci dal porto e prendere qualche provvista al supermercato. Le vettovaglie ci serviranno per non dilapidare il patrimonio all’interno del costosissimo traghetto, roba che neanche la suite imperiale al Cesar Palace di Las Vegas, tanto per intenderci..
La nave è decisamente grande, il personale quasi esclusivamente greco, le due ruote si sa, saltano la fila e così ci imbarcano sul ponte superiore ma non ci sono poi così tante moto, il quantitativo di automobili invece è impressionante, quello dei Tir lo è altrettanto, ci vorranno ore prima che la procedura di imbarco venga completata. Approfittiamo per trovare sistemazione tra i tavolini, una presa elettrica per caricare tutti gli ammennicoli e sfruttiamo il tempo a disposizione per organizzare il da farsi, sfruttare la rete cellulare che una volta in movimento ci abbandonerà e fare una doccia ristoratrice.
Si avete letto bene, una doccia in nave. Avete ragione, questa faccenda del farsi una doccia nei bagni pubblici della nave, se non singolare, è quantomeno bizzarra e meriterebbe un post tutto per se, sapientemente narrato e corredato da foto e video. Per ora vi basti la nostra diretta testimonianza ed una sola parola a riassumere l’esperienza: ” Coraggio “.
Dopo un pasto frugale consumato ormai a notte inoltrata, ci assopiamo abusivamente avvolti nei nostri sarcofagi, (s)comodamente adagiati sui divanetti della cella frigorifera situata al ponte 10. Non abbiamo mai capito per quale ragione le navi siano sempre climatizzate a temperature prossime allo zero termico ma il ponte 10 della Minoan – Cruise Europa batte ogni record, non sappiamo se sia colpa del termostato rotto, di un inserviente scandinavo a cui manca tanto il clima di casa, o se la regolazione estrema sia fatta di proposito per scoraggiare anche i più temerari a dormire in un luogo vietato, fatto sta che l’enorme sala è pressoché deserta e riuscire a chiudere gli occhi anche dentro al sacco a pelo invernale è un’impresa che riesce a pochi. Tempriamo così anima e corpo, pronti per la tappa dell’indomani.
– Stay Tuned –
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