La giornata comincia leggiadra tra il chiaroscuro tipico delle primissime ore del giorno, le prime luci sono infatti sufficienti per capire che il meteo non è del tutto malvagio e ci consente una partenza con gomme da asciutto.
Fiduciosi dell’affidabilità dei mezzi collaudati solo poche ore fa, ci scagliamo decisi seguendo le indicazioni del navigatore che ci conduce velocemente fuori dall’intricata rete urbana che è la provincia di Milano. In men che non si dica ci troviamo a solcare le famosissime e blasonate risaie del Monferrato con la lancetta del tachimetro inchiodata sugli 85kmh sostenendo dunque velocità di crociera decisamente superiori alla media storica (+10kph) .
In breve è ora di colazione e ci fermiamo per una pausa/check nei pressi di Lomellina: in una mano la brioches e nell’altra la chiave del 13 per il consueto controllo serraggi; è qui che ci accorgiamo di un insolito movimento al retrotreno: vespa rossa scodinzola vistosamente ma non è un gesto di apprezzamento verso il padrone, bensì una pericolosa oscillazione del tamburo posteriore che è apparentemente sul punto di salutarci per sempre.
Nessun problema: si monta il gazebo e fuori la cassetta degli attrezzi. All’appello manca solo una chiave: la 22 giustappunto, che servirebbe per serrare il dado della ruota posteriore. Attimi di panico controllato, sudori freddi, cerchiamo di arrangiarci con martello e scalpello quando la voce di Gianni (nome di fantasia) sopraggiunge da dietro le nostre spalle: ” cosa vi serve una 21 o una 22?” e così, nel mezzo della desolata campagna piemontese, Gianni apre il baule della sua Mercedes e tira fuori un kit completo di bussole e cricchetti, mettendoli a nostra disposizione. Finiamo il lavoro e ringraziamo ancora increduli per la disponibilità, al che veniamo salutati con un: “Buon viaggio ragazzi, divertitevi voi che siete giovani, io ormai i 60 non li aspetto più ! “.
Ripartiamo fiduciosi per fermarci solo un paio di chilometri più avanti. E’ sempre la rossa…questa volta non scodinzola più ma abbaia, ed anche se è risaputo che “can che abbai non morde” , siamo preoccupati: un forte rumore proviene sordo dal motore, ad ogni accelerata. Capiamo subito che anche questa volta non è un buon segno e infatti….notiamo segni di sfiato dalla testa e ci adoperiamo per verificare la tenuta dei prigionieri. Tiriamo i dadi, che non erano comunque lenti, e ripartiamo soddisfatti: sembra infatti che il problema sia risolto. Il motore canta soave e i rombi cupi paiono spariti. Veniamo smentiti soltanto poche decine di minuti più tardi, quando il rumore della rossa sembra assomigliare più al latrato di un vecchio levriero ormai spolpo e prossimo al pensionamento: siamo ancora fermi !!
Il problema è sempre quello eguale ma questa volta risolviamo alla radice con abbondante uso di frenafiletti extra forte (mai decisione fu più nefasta).
Il nostro viaggio prosegue a questo punto scandito dai colpi del battito in testa, le ipotesi si susseguono nelle nostre menti, ogni tanto ci scambiamo informazioni per condividere i reciproci ragionamenti. Si spazia da problemi di regolazione dell’ anticipo di accensione a ipotesi di coppie di serraggio errate, passando da problemi di natura elettrica. Congetture utili solo a far passare il tempo mentre maciniamo i chilometri (ancora troppi) che ci separano dal meritato riposo.
Passano così minuti e poi ore, sempre col fiato sospeso, sempre con l’ orecchio teso, sempre in apprensione per la rossa.
Singhiozziamo infine gli ultimi chilometri che ci mancano per raggiungere casa di Elisa che, a Vallecrosia, ci regala un ospitalità ed un’accoglienza degne di ben più nobili viaggiatori: Abbiamo acqua calda e un letto su cui poter riposare qualche ora prima di cena, non ci aspettavamo tanto e siamo quasi commossi.
Davanti a noi ben due ore abbondanti di riposo e sarebbe decisamente d’uopo sfruttarle come tali tuttavia, decidiamo di parlottare tra noi ed analizzare il problema di vespa rossa. Da ore ormai tutti i sospetti ricadono sull’anticipo ma un’illuminazione ci folgora all’apice del nostro disquisire. Il problema non può che essere laddove si è sempre manifestato: sulla testa !!
Ci convinciamo, forse anche un po’ per sfinimento, che la soluzione deve necessariamente risiedere in un cambio della testata stessa che, a questo punto, non può che essersi deformata per ragioni a noi ancora sconosciute, complice il fato o forse i folletti delle valli incantate. Detto fatto, sul DR 130 viene montata la testa del Polini doppia che portiamo sempre di scorta, le due sembrano interscambiabili e, salvo piccole ma decisive diffidenze di progetto, la testa di ricambio sembra calzare a pennello sul cilindro.
Ovviamente l’operazione non è esente da sforzi: si scoprì infatti a posteriori che la dicitura “extra forte” indicata sulla confezione del frenafiletti corrispondeva nella realtà ad un collante di straordinaria potenza che rese inscindibile l’accoppiamento dado-progioniero. Ed ecco quindi che insieme alla testa ci ritroviamo in mano, anziché i soliti 4 dadi, anche due dei quattro prigionieri.
L’intervento si rivela dunque più complicato del previsto e richiede tempo, inutile dire che ci siamo infatti giocati le poche ore di riposo a disposizione accumulando ulteriore fatica.
Non appena abbiamo finito infatti Elisa e Giò si palesano sull’uscio di casa, pronti per portarci a cena in località ” Isola Bona “, in quella che si rivelerà essere una delle migliori pizzerie di sempre !
Abbiamo avuto poco tempo per testare la modifica, anzi niente: giusto una spedivellata con relativo fuorigiri al limitatore causa cavo acceleratore incastrato. Niente giro di prova, niente riscaldamento, niente verifica insomma, niente di niente, solo l’ennesimo preludio che la tappa dell’indomani sarà votata ancora una volta al collaudo. Abbiamo percorso 380km rispetto ai 331 previsti, sulla carta ancora 200 km ci separano dal’epico raduno. Cosa accadrà ancora lungo il cammino ? arriveremo in tempo ? Vespa Rossa ha deciso di obbedire al padrone o tenterà ancora di mordere domani ?
Sono quesiti ai quali non sappiamo ancora rispondere ma non manca poi molto per scoprire quello che sarà il nostro destino. Ormai sono le 2:30 di notte, andiamo a letto esausti dopo aver dormito 3.5 ore, averne guidate 11 e avendone 6 di sonno a disposizione.
Guardiamo le vespe silenti parcheggiate sotto la tettoia: un ultimo sguardo prima di andare a letto racchiude in pochi istanti gli infiniti quesiti ancora aperti che tormenteranno i nostri sogni.
– Stay Tuned –