Ormai era scontato dai, siamo arrivati ! Adesso potremmo dunque fare un bel discorsone dicendo quanto sia stata bella questa avventura, quanto incredibili siano state le cose che son successe, le persone che abbiamo incontrato, quanto intensi siano stati i momenti difficili ed ancor di più quelli belli. Potremmo scrivere insomma per ore cercando di spiegare come questo piccolo tassello aggiunto al nostro puzzle sia rappresentativo e valga immensamente nella nostra collezione. Come quando ti ritrovi a dover finire un album di figurine (per chi si ricorda degli album di figurine) e ti mancano ovviamente quelle più belle ma un bel giorno, un tuo amico te ne regala proprio una di quelle: Gioia, sgomento, incredulità, spensieratezza.
Si potrebbe anche fare che raccontassimo per filo e per segno la nostra ultima tappa perchè in fondo di questo si tratta no ? Di un ritorno, del ritorno. Si tratterebbe di ….
…aver sudato ma di avere anche trovato la nave, di aver pazientato che questa ci traghettasse in patria e di esserci ancora una volta messi in marcia, stringendo i denti, ormai al limite della sopportazione e della fatica. Si sarebbe trattato di caldo, tanto caldo, decisamente troppo caldo, di un pomeriggio torrido e snervante nella bassa padana, con le Vespe sofferenti per la temperatura troppo elevata e le menti ormai appannate per lo sforzo.
Si tratterebbe anche di un ritorno fatto di salite, curve e tornanti mozzafiato, giusto per chiudere in bellezza il giro, ma ci sarebbero stati anche momenti di pausa e di relax, come a Camogli sul lungo mare, poco dopo esser sbarcati, a far colazione e scrivere al computer coi primi passanti che iniziano ad affollare le strade e le persone sgomente che ammirano le Vespe.
Si tratterebbe di raccontare l’incontro con un ragazzo, benzinaio diciannovenne, che prepara vespe e motorini da competizione e di incrociarlo in un posto sperduto ai nostri occhi, tanto che mai avresti pensato un incontro del genere sarebbe potuto avvenire lì. Si tratterebbe anche di rumori sospetti al mezzo, che sembra quasi la marmitta di scarico stia cedendo ed il rombo si faccia più cupo ed assordante… e allora canticchi una recente canzone cambiandone le parole che diventano “Estoy escollettorando … pa-pa-pa-parappa-pa-pappa ..”¹.
estoy scollettorando….pa-pa-pa-parappa-pa-pappa
Addirittura siamo finiti sui giornali e allora potremmo darci qualche aria, vantando fama e gloria:
Insomma se volessimo raccontare di questa tappa, se lo volessimo davvero, probabilmente non ci basterebbe far altro che pensarci su un attimo, dilungandoci su tutte quelle cose che hanno reso questa giornata immensa, interminabile, ineguagliabile, piena e vera.
Potremmo, appunto, ma proprio perchè non lo vogliamo è ciò che non faremo.
Non lo racconteremo come siamo abituati perchè si è trattato di un ritorno fatto anche di silenzi, di interminabili silenzi, di magnifici silenzi. Insomma: ci siamo parlati per la quasi totalità del viaggio, certo “poco” e solo quando la strada consentiva di avvicinare le due vespe in sicurezza, ma ci siamo sempre parlati. Questa volta invece ci sono stati anche i silenzi, quelli che ognuno dei due porta dentro, che riserva insomma per il gran finale, che non vorrebbe finissero mai: perchè anche noi, in sella alle nostre amate, oggi abbiamo forse inconsciamente sentito il bisogno di congelare questo viaggio, di ripercorrerlo mentalmente, di fare il punto nelle rispettive teste, fermi e immobili nel nostro silenzio seppur fisicamente in movimento.
Abbiamo avuto la necessità di riflettere, di tornare nei nostri panni di sempre, di metabolizzare il viaggio ed il ritorno, di ragionare su quanto scritto, detto e fatto fin’ora.
Abbiamo sentito il bisogno di imbrigliare il tempo, la tappa, l’avventura; di fermarla qui per poterla risvegliare più avanti, quando sarà di nuovo il momento; abbiamo sentito il bisogno di non far finire questa saga, di rendere il viaggio eterno, di non chiuderlo qui, di lasciarne viva una parte, aperto un capitolo, bianca un’ ultima pagina.
Valico del patrio confine Comunale e pizza “congedatoria” da asporto.
Lasceremo allora che, come nelle nostre menti, anche in questo ultimo post regni un po’ del silenzio che ci ha accompagnato in questi ultimi sofferti chilometri. Lasceremo che siano i pensieri, le riflessioni e le conclusioni che ognuno farà sul nostro viaggio a prendere il sopravvento e diventare il cuore pulsante di questa tappa. Vorremmo che le sensazioni per questa volta non fossero trasmesse dalle nostre parole ma da come ognuno immagina il viaggio, il proprio viaggio; da come ognuno immagina la propria di partenza ed il proprio ritorno, il proprio compagno di avventura ed il proprio bagaglio. Vorremmo che questa volta il fulcro non fosse la tappa, una tappa; piuttosto il tragitto nella sua interezza, l’avventura nella sua globalità, il desiderio di partire ed arrivare nel suo significato più profondo. Vorremmo che fossero infine i pensieri, i commenti e i silenzi di tutti a rendere compiuto il nostro cammino.
Abbiamo soltanto fatto un pezzo di strada assieme, bella o brutta lunga o corta, nulla di più.
Abbiamo voluto condividere questo impegno non per gloria nè per fama, ma soltanto per passione.
Non siamo mai partiti, nè probabilmente siamo mai arrivati, ma abbiamo certamente vissuto il viaggio.
– Stay Tuned –
[1] scollettorando: voce del verbo scollettorare, termine informale che indica la perdita della perfetta tenuta tra la flangia del cilindro e il collettore di scarico della marmitta. Questo può avvenire per allentamento dei dati di serraggio o per rotture dello stesso (come successe ad esempio in: Milano-Palermo 2012: Tappa Tecnica)
P.s. Per gli increduli, gli scettici e per chi tifa Draghi, beh.. ce lo siamo chiesti, e diciamo sul serio, se non avessimo esagerato nel dire che le Vespe: “siano più agili veloci e precise in curva” Se davvero insomma la nostra “superiorità sia stata schiacciante”.
Poi oggi abbiamo “fatto le pedane” e riguardato a vespa ferma quanto questa debba essere inclinata perchè la pedana possa toccare l’asfalto e la risposta è arrivata da sola, in silenzio. Troppo facile dar giù di manetta e batter con 100 cavalli i 10 poveri somarelli di un insettino quindi, cari draghi di là fuori, ci vediamo quando tornerete con limatura di saponetta… oppure su qualunque tornante a 60 km/h ..
Bellissimo il post. Non avresti potuto interpretare meglio le necessità di un posto di chiusura di un'esperienza simili.
p.s. io i tornanti li ho fatti anche a più di 60km/h e ho grattato ben bene le pedane della mia Shiver )) In particolare quella volta che ho tirato bene per recuperarvi mentre scendevate come dei pazzi verso Briancon incrociandovi di continuo le traiettorie.. dannati Insetti impazziti!
Scusate gli errori e i refusi… ma pur di leggervi mi nascondo in angoli remoti dell'ufficio senza farmi vedere ed ho dovuto scrivere velocemente e furtivamente!
Ben tornati all'alveare! Bella l'idea del silenzio evocatore di pensieri e riflessioni, perché quando si parte per questo genere di avventure, si sente il bisogno di raccontarle a chi è rimasto a casa, perché si vorrebbe portare tutti con sé in qualche modo. Ma il ritorno è diverso, richiede un momento di sospensione, di riflessione personale, necessario per rientrare nella propria veste quotidiana, per posizionare come meglio si può i souvenir che ci si è riportati indietro, magari negli spazi lasciati vuoti, finalmente, da qualcosa che si è partiti proprio per portare via, disseminare per strada, lasciar andare…
9 Comments